“Nudo. Bendato. E suo.”
di A. – 38 anni – Milano
Non mi aveva detto molto.
Solo un messaggio, diretto:
“Stasera comando io. Ti voglio nudo, pronto e bendato. Sul letto.”
Avevo appena chiuso il portone, e già il mio cazzo pulsava dentro i jeans. Non era una novità tra noi. Era… un gioco. Ma quella sera, non so perché, sembrava diverso.
Mi sono spogliato piano. Ogni gesto aveva il peso di un rituale. Mi sono sdraiato sul letto, corpo nudo, brividi sulla pelle. E ho indossato la mascherina nera di raso, quella che avevamo preso su LovePassion. Quella che, a detta sua, “fa di te un regalo da scartare”.
L’ho sentita entrare dopo poco. Non parlava. Ma sapevo che mi stava guardando. Sentivo il suo respiro farsi più lento, più profondo.
Poi, le sue mani. Fredde. Precise. Come se volesse marchiarmi. Si è chinata e ha iniziato a mordermi il collo, il petto, i fianchi. Senza dolcezza. Ma senza mai perdere eleganza. Ogni morso lasciava il segno. Ogni pausa mi faceva ardere.
Poi ho sentito qualcosa di tiepido colare tra le gambe.
Un brivido. Un profumo: vaniglia e pepe rosa.
Era l’olio da massaggio stimolante, quello che scalda la pelle.
Ma non si è limitata a massaggiarmi. Ha cominciato a strusciarsi su di me. Ancora vestita. Mentre il mio cazzo, ormai duro e lucido, scivolava tra i suoi fianchi. Mi faceva impazzire. Si muoveva lentissima, senza darmi niente davvero.
Poi, lo schiocco secco di un tappo.
Qualcosa di freddo è arrivato all’ingresso del mio culo. Il plug. Quello del kit con la mascherina. Sicuramente era quello. Ci eravamo promessi di usarlo, prima o dopo…
“Stai fermo.”
Ha sussurrato. Ma era un ordine.
Mi ha aperto lentamente, prima un dito, poi il plug.
Ho ansimato. Ma non ho detto nulla. Non potevo.
Lei l’ha fatto entrare tutto. Poi ha iniziato a muoverlo dentro di me, avanti e indietro, piano, mentre con la bocca scendeva giù.
Quando la sua lingua ha toccato il glande, ho tremato. Ma lei non si è fermata. Mi ha preso tutto in bocca, fino in fondo. E mentre succhiava, muoveva il plug in sincronia.
Ero suo. Totalmente.
Poi è salita a cavalcioni. Si è abbassata lentamente, lasciandomi entrare in lei senza parole.
Umida. Calda. Profonda.
La mascherina non mi faceva vedere nulla, ma sentivo tutto: la pelle, il rumore dei suoi movimenti, il suo ansimare, il mio respiro spezzato. Il plug dentro, lei fuori.
E poi insieme.
Non mi ha lasciato venire subito. Si è fermata.
“Aspetta. Godi quando te lo dico io.”
Ho annuito. Era lei il mio piacere. Era lei la mia rovina.
Quando alla fine ha detto “Ora”, ho perso tutto.
Ho eiaculato con una forza che non ricordavo. Era violento, puro, animale.
Lei ha riso piano. Poi ha sussurrato:
“Bravo. Il mio bravo ragazzo.”
E mi ha lasciato lì. Sfinito. Soddisfatto. Sporco e felice.
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